PRESENTATO A GIOVINAZZO IL LIBRO “TI MANGIO IL CUORE”

Ieri sera presso la Vedetta sul Mediterraneo si è tenuto l’atteso incontro-dibattito sul libro di Carlo Bonini e Giuliano Foschini (Feltrinelli editore), al quale si è ispirato il regista Pippo Mezzapesa per l’omonimo film “Ti mangio il cuore”.

Dopo l’applaudita esibizione del M° Vito della Valle, della Scuola comunale di musica “Filippo Cortese”, il criminologo Domenico Mortellaro ha presentato la manifestazione ringraziando in primis l’Assessore alla Cultura, dott.ssa Cristina Piscitelli
Nel suo intervento, l’Assessore ha sottolineato la sinergia espressa su questa iniziativa, fortemente voluta dall’Amministrazione anche per i legami affettivi dimostrati sia da Pippo Mezzapesa che dalla giornalista Antonella Gaeta per Giovinazzo, con l’invito a sostenere e ad apprezzare la lettura.

A seguire ringraziamenti doverosi anche al direttore della Vedetta sul Mediterraneo e a Miriam Massari, titolare della “Cartolibreria Mary Poppins” per la collaborazione, e poi la presentazione del giornalista Giuliano Foschini, coautore del libro, con alcuni spunti di riflessione per il dibattito.

In primis, un approccio critico alla faida del Gargano, quasi “un codice genetico”, tipico della tradizione pastorale e montanara, che offre la “cornice” al libro ed al film con le sue “microstorie” talvolta raccapriccianti: fra queste il delitto dei fratelli Luciani, uccisi senza alcuna colpa.
Emblematica anche la “seduzione del male” con cui la mafia foggiana attrae giovani e minorenni, soprattutto con la sua “normalità”. A tal proposito Foschini citava la domanda di un ragazzino a don Ciotti di “Libera”, con la risposta: “Perché non dovrei essere mafioso?” –“Perché la mafia elimina il campetto da gioco per un palazzo, perché incendia il negozio di tuo padre, se non paga il pizzo. Quindi ti conviene!”

Foschini, ed in seguito Antonella Gaeta, ha sottolineato l’esigenza di raccontare i fatti, proprio per combattere il silenzio della “normalità” rivelando che la caratteristica principale della mafia garganica, che la distingue dalle altre, è la “dissimulazione”: il non farsi notare!
Altro elemento preoccupante è stata l’assenza dello Stato. L’unico posto della Polizia sul territorio veniva considerato una sorta di “avamposto” delle istituzioni.

Per finire, Antonella Gaeta, che ha collaborato con le sue interviste sul territorio non in maniera asettica in quanto si è sentita coinvolta emotivamente, ha riportato una significativa frase: “Lei, come giornalista, ascolta le storie, io le ho vissute!”.

Il Sindaco, dott. Michele Sollecito, intervenuto a chiudere la serata, dopo le domande del pubblico, si è soffermato sull’importanza della lettura, per conoscere i fatti, oltre che sulla partecipazione a meritorie iniziative come quelle di “Libera” di don Ciotti e della marcia di marzo.